Acqua: perché è così importante e quali aspetti considerare nella gestione del fuori suolo

Nessun essere vivente può vivere e crescere senza acqua. È un dato di fatto, senza acqua non c’è vita. L’acqua del suolo è un fattore variabile che può cambiare in quantità e qualità anche in punti diversi all’interno dello stesso campo.

Sebbene lo stress idrico sotto certi aspetti possa dare dei vantaggi all’agricoltore, ad esempio una concentrazione più alta di soluti nel frutto e quindi una maggiore sapidità del prodotto, è anche vero che in situazioni di stress idrico la radice deve esplorare maggiormente il suolo alla ricerca di umidità, quindi consuma più energia. Come effetto collaterale a questa condizione prolungata nel tempo, si avrà un minore sviluppo vegetativo, una resa produttiva inferiore ed una maggiore suscettibilità ad attacchi patogeni.

Fuori dagli schemi amatoriali, è necessario distribuire le giuste quantità di acqua, puntando di più sull’ efficienza. Per raggiungere l’obiettivo dell’efficienza idrica si possono adottare i sistemi fuori suolo, laddove è importante porre l’attenzione anche sull’aspetto della qualità.

La qualità dell’acqua di irrigazione è in grado di influenzare i meccanismi di assorbimento dei nutrienti e, quando parliamo di colture fuori suolo, non possiamo sottovalutare questo fattore della produzione; diventa infatti uno dei requisiti fondamentali per il successo del nostro impianto. 

Provenienza delle principali acque usate per l’irrigazione

Le acque non sono tutte uguali e la qualità è influenzata dalla loro provenienza. L’acqua messa a disposizione per l’agricoltura può provenire da:

  • acque superficiali: acque proveniente da fiume, lago o bacino. Possono contenere alghe e mucillagini;
  • acque del sottosuolo (falda): sono generalmente acque ricche di bicarbonati e di cationi quali calcio, magnesio, sodio. È importante acidificarle;
  • acque reflue: acque che sono state già utilizzate in attività civili, industriali o agricole. Possono essere ricche di metalli pesanti. 

Prima di effettuare qualsiasi impianto fuori suolo è necessario eseguire l’analisi dell’acqua di irrigazione e capire se è idonea ad essere utilizzata in agricoltura. È importante tenere sotto controllo i parametri di pH e di conducibilità elettrica (EC) dell’acqua di irrigazione.

Il pH

Normalmente il pH di un’acqua di irrigazione varia fra 5.5 e 9.0; valori che si collocano fuori da questo intervallo indicano una anomalia rispetto alla composizione delle acque comunemente presenti.

Formula acido fosforico

Il pH influenza la disponibilità dei nutrienti per la pianta. Ad esempio nei suoli a pH acido molti elementi nutritivi come il calcio, il fosforo, il magnesio e il molibdeno non vengono assorbiti e si evidenziano carenze nutritive sulle piante ed un peggioramento della produzione.

Le acque provenienti dal sottosuolo (falda) sono normalmente ricche di bicarbonati e presentano un pH superiore a 7.5-8.0; i bicarbonati potrebbero creare problemi di otturazione dei gocciolatori negli impianti a causa di depositi calcarei. Per neutralizzare i bicarbonati e abbassare il pH vengono aggiunte alla soluzione nutritiva piccole quantità di un acido forte, ad esempio di acido fosforico.  

La conducibilità elettrica

La conducibilità elettrica (EC) misura la concentrazione di Sali presenti nell’acqua di irrigazione. I principali elementi in grado di influenzare i valori di EC sono: sodio, cloro, calcio, magnesio, oltre a bicarbonati e solfati.

L’alta salinità determina un ridotto assorbimento sia dell’acqua che dei nutrienti. Per questa ragione sono raccomandate acque per l’irrigazione con una dotazione iniziale di sali molto bassa (EC inferiore a 1 mS/cm). Ad un’alta concentrazione salina, per osmosi la radice non è in grado di estrarre sufficiente acqua dal mezzo colturale: di conseguenza si verificano effetti di tossicità sulla pianta e riduzioni drastiche delle rese produttive.  

Per la coltivazione a ciclo chiuso su substrato è consigliabile utilizzare acqua con un valore di EC inferiore a < 0.5 mS/cm e con una dotazione in sodio inferiore a 30 ppm. Ci sono acque che sono sconsigliate per qualsiasi impianto fuori suolo (sia a ciclo chiuso che a ciclo aperto), ad esempio quelle che presentano un tenore di sodio pari a 60 – 90 ppm e di cloro pari a 100 – 150 ppm con una EC di 1.0-1.5 mS/cm.

Cosa fare per risolvere i problemi legati alla qualità dell’acqua?

Per risolvere il problema di scarsa qualità dell’acqua possono essere adottate diverse tecniche:

  • Miscelare l’acqua con altre di migliore qualità (ad es. acqua piovana)
  • Trattamento di deionizzazione (osmosi inversa) in modo che la concentrazione finale di sali sia inferiore ai limiti raccomandati
  • Neutralizzazione dei bicarbonati con l’acidificazione
  • Ossigenazione forzata dell’acqua con successivo periodo di decantazione per favorire la precipitazione di ferro e manganese in eccesso, e successiva filtrazione.

È importante non trascurare niente

<< La precisione è ciò che distingue il professionista dal dilettante>>.

Mai come nel fuori suolo ogni scelta deve essere supportata da elementi di prova scientifica. Non si può lasciare al caso nessuno dei fattori della produzione, tanto meno quando si parla di acqua, elemento principale che distingue il sistema fuori suolo da qualsiasi altra tecnica di produzione. Deciso l’impianto, valutata l’acqua di irrigazione, prossimo passo? Scelta del substrato.

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