Per gestire correttamente la soluzione nutritiva è necessario attuare una serie di interventi mirati, considerando alcuni importanti fattori; è innanzitutto importante conoscere le caratteristiche del sistema fuori suolo scelto, e quindi la qualità del substrato e dell’acqua di irrigazione, la gestione climatica e le esigenze fisiologiche della nutrizione in relazione alla fenologia delle colture.
Cosa osservare, dove e quando
Molto importante, durante la gestione colturale, è la pronta valutazione degli elementi nutritivi distribuiti con l’acqua irrigua, in modo che si possa intervenire tempestivamente con le correzioni.
Generalmente, durante la coltivazione, i rapporti tra elementi nella soluzione nutritiva distribuita rimangono costanti. Tuttavia può succedere che alcuni rapporti, come quello ammonio/nitrato o Ca:K:Mg, possano cambiare; per questa ragione è necessario eseguire correzioni alla soluzione circolante andando ad aggiungere o a sottrarre uno o più elementi nutritivi.
Durante il controllo del substrato si possano riscontrare delle anomalie sui valori di EC, pH e umidità.

In questi casi è sufficiente correggere le anomalie con una migliore gestione dell’intervento irriguo; infatti queste variazioni dipendono dai volumi e dal numero di interventi irrigui eseguiti durante la coltivazione. E’ importante distinguere i seguenti aspetti:
- Giornata irrigua (intervallo, in ore, tra primo intervento ed ultimo intervento fertirriguo)
- Volume per intervento (volume di soluzione nutritiva per unità di superficie o per pianta)
- Numero di interventi (numero di interventi per giornata irrigua)
Questi concetti sono maggiormente in uso quando parliamo di colture fuori suolo su substrato, per le quali gli interventi irrigui vengono modulati in base alla capacità di ritenzione idrica del mezzo colturale. Diverso è il caso del sistema NFT o del sistema floating system, laddove si opera con un flusso continuo o quasi continuo della soluzione nutritiva, quindi non sempre è utile parlare di giornata irrigua o numero di interventi.
Determinazione della giornata irrigua
In Italia come in molti paesi del mediterraneo la giornata irrigua può essere di 2 -3 ore fino a 10 -12 durante le quali possono essere effettuate da due a trenta interventi fertirrigui.
La determinazione della giornata irrigua è in funzione dello stadio fenologico della pianta. Subito dopo il trapianto la pianta non ha necessità di troppa acqua e di nutrienti; per questa ragione si preferisce stimolare i processi di radicazione nel substrato attraverso un numero limitato di interventi irrigui durante la giornata. Ad influenzare la giornata irrigua è anche il regime termico dell’ambiente di coltura, considerando sia il substrato che l’aria in serra, oltre che la luminosità e la ventilazione dell’ambiente: in presenza di scarsa luminosità e di bassa temperatura la pianta assorbe meno acqua e nutrienti, quindi potrebbe verificarsi una consistente diminuzione della EC nella soluzione circolante dovuta all’aumento del drenaggio e in conseguenza al dilavamento degli elementi nutritivi. In questo caso converrebbe diminuire la giornata irrigua o il numero di interventi.
Il controllo del drenaggio
A seconda del consumo idrico della coltura, si interviene aumentando o diminuendo il numero degli interventi irrigui e ciò si riflette anche sui valori di pH e EC della soluzione circolante e di drenaggio, oltre che sul contenuto idrico del substrato. Una delle pratiche comuni in serra è quella di osservare la quantità di drenaggio rispetto al fertirrigato rilevandola dopo le prime distribuzioni praticate al mattino. Ad esempio se dopo ogni intervento si rileva una quantità di drenaggio superiore al 25% della soluzione irrigata (fertirrigato), è probabile che si stia distribuendo un volume più elevato di soluzione nutritiva rispetto alle esigenze e ai fabbisogni delle piante e per questo si consiglia di diminuire il numero degli interventi con riduzione della giornata irrigua, per evitare che l’eccesso idrico provochi un rapido abbassamento della EC della soluzione circolante.

pH e EC anomali. Come intervenire?
Molti esperti suggeriscono che per abbassare il valore di EC della soluzione circolante, si può intervenire con una soluzione a EC più bassa da apportare durante le ore più calde, cioè quando il sistema substrato – pianta – ambiente consuma più acqua che elementi nutritivi a causa dell’elevata traspirazione. Altra strategia per abbassare l’EC è quella di favorire un maggior drenaggio dal substrato al fine di aumentare il dilavamento dei nutrienti e ridurre quindi in contenuto di Sali; a questo scopo è possibile eseguire interventi a più alto volume o altrimenti operare con interventi irrigui quando la pianta si trova in una fase di scarso assorbimento (nelle ore più fresche della giornata).
Generalmente si raccomanda di aumentare l’EC della soluzione nutritiva durante la fioritura – allegagione in caso di ritardo della fase riproduttiva e quando si verificano colatura dei fiori e scarsa allegagione.
Anche il pH registrato nella soluzione circolante e di soluzione drenata può essere anomalo; ad esempio, quando i valori sono elevati il problema può dipendere dal fatto che la soluzione nutritiva fornita alle piante è a pH troppo elevato a causa di una scarsa neutralizzazione dei bicarbonati avvenuta durante la formulazione della soluzione nutritiva. Al contrario quando il pH dell’acqua di irrigazione è troppo basso, ad esempio quando si utilizzano acque piovane recuperate dalla gronda della serra e quindi povere di bicarbonati, si consiglia di aggiungere in soluzione una quantità di bicarbonato di potassio al fine di ottenere l’effetto tampone utile ad evitare repentini abbassamenti di pH; in questo modo avremo aggiunto anche del potassio alla nostra soluzione nutritiva, ma attenti a non creare squilibri!!