La ricetta nutritiva perfetta, coltura per coltura, esiste o è solo fantasia?
La composizione della soluzione nutritiva è certamente di importanza fondamentale, forse addirittura può essere considerata la chiave di successo per chi coltiva in fuori suolo. Tuttavia esistono su questo argomento pareri discordanti nel mondo dei produttori e dei tecnici del fuori suolo.
C’è chi sostiene che basti una ricetta nutritiva universale che possa andar bene per tutte le colture o quasi, e che quindi una composizione specifica per pianta non sia indispensabile. Altri invece sostengono che ogni specie, o addirittura ogni varietà coltivata, andrebbe nutrita con un differente tipo di composizione della soluzione nutritiva, in funzione anche dell’andamento climatico.

La ricetta ideale dovrebbe essere quella la cui composizione è molto simile alle concentrazioni di assorbimento (il rapporto tra quantità di ogni elemento assorbito e la quantità di acqua assorbita in una data unità di tempo).
Probabilmente non esiste una verità assoluta; siamo convinti che la strada da percorrere sia a metà delle due teorie. È certamente indispensabile tenere in considerazione tre aspetti fondamentali quando parliamo di nutrizione vegetale:
- Non si può prescindere dallo stadio fenologico della coltura: in fase di crescita, fioritura e produzione è importante aiutare la pianta a soddisfare le necessità maggiori di uno o più elementi nutritivi.
- L’andamento climatico può generare stress e carenze nutritive, quindi è necessario considerare le previsioni e le medie stagionali per evitare sprechi e aiutare la pianta a rispondere meglio alle diverse condizioni.
- Molto spesso la fertirrigazione nelle colture fuori suolo non è sufficiente a soddisfare i fabbisogni nutritivi della coltura; ci sono elementi meno mobili la cui somministrazione è più efficiente attraverso applicazioni fogliari.

Un altro aspetto importante è quello di semplificare il lavoro durante la preparazione delle soluzioni nutritive, per evitare che l’agricoltore, alle prese con troppi calcoli e troppe variabili, possa fare grossi errori durante lo scioglimento dei sali nelle giuste quantità; ecco perché una gestione più semplificata della soluzione nutritiva può anche prendere in considerazione l’utilizzo di concimi ternari a diverso rapporto N:P:K in base alla fenologia della coltura, invece di sali semplici (basi come Nitrato di potassio, Fosfato monopotassico ecc..). Nella scelta dei ternari va valutata soprattutto la forma azotata: sono da evitare idrosolubili ternari che abbiano nella loro composizione una eccessiva quantità di azoto ammoniacale e ureico.
Sono molte le ricette nutritive in bibliografia differenti in base al tipo di coltura, alla fase di crescita e alla latitudine in cui sono state effettuate le sperimentazioni.
Aggiustamenti della soluzione nutritiva: alcuni consigli
Molto spesso ci troviamo davanti all’esigenza di aumentare le concentrazioni di ioni bivalenti (Ca2+, Mg2+, Fe2+) in quanto assorbiti con difficoltà durante alcune fasi colturali. Altre volte bisogna utilizzare alcuni accorgimenti in funzione delle caratteristiche qualitative dell’acqua irrigua; ad esempio quando si usano acque piovane, povere di bicarbonato (inferiori a 1 mM), è meglio non acidificare l’acqua o addirittura è raccomandabile apportare una piccola quantità di bicarbonato di potassio, circa 0.5 mM, in modo da mantenere nella soluzione nutritiva l’effetto tampone importante ad evitare repentini abbassamenti di pH, che potrebbe arrivare a valori inferiori a 4 nella soluzione figlia e danneggiare l’apparato radicale delle colture.
Quando utilizziamo acque dure o saline c’è il rischio di ridurre la produzione a causa dell’effetto osmotico che impedisce l’assorbimento di acqua da parte della pianta. La conseguenza indotta dallo stress idrico è la riduzione della crescita e della produzione di sostanza fresca, anche se per alcune specie questa riduzione viene in parte compensata dall’incremento qualitativo dei frutti, come avviene per il pomodoro e il melone. In questo caso il parametro da tenere sotto controllo in serra è l’ EC, espressione correlata con la misura della concentrazione dei Sali disciolti in una soluzione. Entro una certa soglia di EC massima, variabile da coltura a coltura, non vi sono riduzioni nella produzione. Con l’uso di acque saline o dure è possibile rilevare un rapporto ionico alterato fra le specie cationiche e anioniche; queste anomalie andranno corrette in base alla valutazione settimanale delle analisi delle acque, in maniera da mantenere un buon rapporto ionico Ca:K:Mg (consigliato: 40:40:20 in mEq/L). In caso di elevate quantità di cloruri si raccomanda di innalzare di qualche mM la concentrazione dei nitrati per contrastare l’effetto antagonista del cloro sull’assorbimento dei nitrati.