Un suolo fertile

Quando coltiviamo, spesso ci limitiamo a guardare quanta biomassa produce la coltura, quanto alta diventa la pianta, quanti frutti ne raccoglieremo.

A volte la nostra attenzione si sofferma più attentamente su alcune minacce che potrebbero compromettere la sua crescita e la sua produzione: funghi, insetti, malattie batteriche.

Valutiamo i vari parametri, ci chiediamo se siano soddisfacenti o no, e se ci sembra di no decidiamo di intervenire utilizzando un fertilizzante, o un fitofarmaco; magari interveniamo potando la pianta, o lavoriamo il terreno ai suoi piedi.

Se ci sembra che ne abbia bisogno, le diamo un po’ di acqua, quella che crediamo necessaria, magari anche di più: perché, in realtà, spesso non sappiamo quanta ne serva.

Se qualcuno che ci sa fare ci consiglia in maniera convincente un prodotto che a suo dire è capace di risolvere il problema, o ci promette migliori produzioni, lo ascoltiamo e usiamo quel prodotto.

Il nostro approccio è quasi sempre: UN problema, UNA soluzione.

Un approccio diverso

Quando ho pensato a come sarebbe stata Arpa Speciali ero ancora fresco di studi agronomici, ma già allora ero convinto, e lo sono ancora di più oggi, trent’anni dopo, che anche in campagna, come in molti altri ambienti produttivi, dobbiamo abituarci a vedere le cose in maniera globale, e ad anticipare i problemi, per non averli.

Dobbiamo cominciare a pensare che la pianta ha prima di tutto bisogno di un ambiente adatto a lei.

Quando impiantiamo un frutteto, o trapiantiamo un ortaggio, o seminiamo un cereale, la prima cosa che ci dobbiamo chiedere è: sarà adatto questo terreno a permettere alla mia pianta di crescere in maniera ottimale?

Cosa dicono le analisi chimiche? che tipo di terreno è dal punto di vista fisico? quale la sua reazione? quanti carbonati? cosa manca per renderlo più adatto?

Prima di tutto, conoscere

Poi analizziamo la sua fertilità, e capiamo quanto attivi siano i processi biologici al suo interno, quanto sia ricco, e quale sia la sua biodiversità; tutte cose che abbiamo studiato, che da sempre rappresentano i pilastri dell’agronomia, eppure oggi sono sempre più spesso trascurati.

Biodiversità nella rizosfera vuol dire antagonismo tra microrganismi benefici e dannosi, e dunque maggiore capacità delle piante di difendersi dalle malattie.

Biodiversità significa presenza di inoculi micorrizici, capaci di instaurare simbiosi con le radici, espandendo migliaia di volte la loro capacità di trovare e assorbire elementi nutritivi, fattori di crescita, acqua.

Un uso sapiente di ammendanti o di sostanza organica di qualità, ricca di acidi umici e fulvici, aiuterà a migliorare la biodiversità del suolo, a rendere l’ambiente che ospita la nostra coltura più idoneo.

Gli ingredienti della nostra “dieta”

Migliorare l’ambiente che accoglie le nostre colture è un po’ come preparare una tavola imbandita e un ambiente confortevole dove pranzare: poi si tratterà di scegliere i cibi giusti, distinguendo, come farebbe un bravo dietologo, le giuste quantità e i giusti rapporti tra, nel nostro caso, proteine, vitamine e carboidrati.

Nel terreno agrario le piante si nutrono costruendosi da sé il cibo, a partire dai mattoni chimici che sono i macroelementi, i mesoelementi, i microelementi, e combinandoli insieme, sfruttando l’energia della fotosintesi e l’acqua, per formare le molecole complesse che servono al loro metabolismo.

E questo avviene anche, nonostante qualcuno sembri credere il contrario, per le coltivazioni chiamate  biologiche; è bene chiarire che in esse le piante assorbono gli stessi elementi nutritivi, e allo stesso modo, delle coltivazioni tradizionali.

Alcune molecole già “costruite”, spesso derivate da altre sostanze vegetali, possono servire alle piante a svilupparsi più velocemente o a superare meglio momenti stressanti, come quelli dovuti ad esempio a fenomeni climatici avversi.

Sono i biostimolanti, un ausilio importante al conseguimento di rese maggiori, che sono una necessità imprescindibile per una umanità destinata a crescere nei prossimi decenni.

Il cibo che metteremo “in tavola” dovrà dunque contenere i giusti quantitativi di tutti gli elementi necessari; ma è anche importante che questi siano in equilibrio, per evitare sprechi o sbilanciamenti, che porterebbero a fisiopatie e a cali di produzione.

È come se nella nostra dieta noi non bilanciassimo gli apporti di proteine, zuccheri, grassi e carboidrati: obesità, diabete, rachitismo, o altre malattie ci minaccerebbero.

I mattoni della dieta devono non solo esserci tutti, nessuno escluso, ma devono anche essere facilmente assunti dalle piante, e per questo devono essere in una forma utile e trovarsi in prossimità degli organi (radici e micorrize) deputati all’assorbimento.

Devono essere dissolti nella soluzione nutritiva, che circola al livello della rizosfera; è il suolo stesso che, trattenendo i mattoni, li rilascia in soluzione in equilibrio costante.

Il menu ideale: partiamo dai primi

Questo concetto ci ha portato a mettere a punto concimi da distribuire al suolo che contengono tutti gli elementi necessari in elevate quantità, nella forma più assimilabile ed efficiente; nella dieta ideale essi verranno poi integrati da altri elementi nutritivi e biostimolanti distribuiti con fertirrigazione o per via fogliare, a seconda dei tempi in cui saranno maggiormente necessari ed efficienti e del metodo più adatto ad un efficace assorbimento.

Questi concimi granulari sono i Qrop Mix e gli Unislow, che rivoluzionano la moderna tecnica di concimazione al suolo grazie alla loro elevata efficienza e purezza.

I Qrop Mix con la loro alta concentrazione di elementi utili, oltre il 50 % del peso, consentono di apportare, in differenti rapporti nutritivi che si adattano a differenti suoli, colture, fasi colturali, gli elementi nutritivi in una forma prontamente solubile, che permette un rapido incorporamento nel complesso di scambio del suolo, il “bancomat” delle nostre colture.

Senza elementi dannosi come sodio o cloro, e con potassio in una forma estremamente assimilabile, quella del nitrato potassico.

Gli Unislow uniscono a tutte queste caratteristiche il vantaggio di avere una parte dell’azoto disponibile per un tempo più lungo pur con una unica distribuzione, grazie a un meccanismo di rilascio biologico, sincrono con l’attività microbica del suolo; si evitano così sia i problemi legati alla inibizione della flora microbica utile, come avviene impiegando inibitori di nitrificazione o di ureasi, sia quelli di accumulo nei suoli di plastiche non biodegradabili come avviene con le coperture polimeriche dei concimi prodotti con la tecnologia “Cote”.

Studiare una dieta completa e sicura per l’ambiente

Una moderna ed efficace gestione delle produzioni agricole deve dunque partire da una conoscenza accurata del suolo e dalla scelta oculata di prodotti più efficienti ed eco- compatibili, sin dall’inizio della coltura; tutto è integrato, tutto va pensato insieme.

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