I fosfiti (o fosfonati) sono considerati da lungo tempo prodotti ad azione biostimolante sulle colture agrarie.
La principale attività che li caratterizza è di partecipare attivamente alla difesa della pianta da fattori dannosi di origine biotica, in particolare preservandola dagli attacchi dei patogeni fungini; pertanto la Comunità Europea ha deciso di classificare le materie prime basate su queste sostanze come prodotti per la difesa, e di conseguenza i concimi basati sulla presenza di fosfonati non saranno più utilizzabili sulle colture dal 2022 in poi.
Da quella data in poi solo i fitofarmaci potranno contenere fosfiti.
Tecnicamente i fosfonati sono Sali dell’acido fosforoso, o fosfonico (H3PO3), e questa molecola non va confusa con l’acido fosforico, la cui formula chimica è H3PO4.
L’acido fosforoso e l’acido fosfonico sono tautomeri, cioè si trasformano l’uno nell’altro, ma la reazione di equilibrio è fortemente spostata verso la forma di acido fosfonico.
I fosfiti si producono salificando l’acido fosfonico o il fosforoso con basi forti.
La base più forte impiegata è il KOH (idrossido di potassio) e questa reazione permette di ottenere un prodotto stabile chiamato fosfito di potassio (KH2PO3, o K2HPO3).
Un’ altra base forte con la quale è possibile salificare l’acido fosforoso è l’idrossido di calcio, Ca(OH)2, dal quale si ottiene il fosfito di calcio (CaHPO3)
Per produrre il fosfito di potassio si parte dalla materia prima con titolo 58/38 che viene diluito al 50-60% per dare il classico titolo 30/20. I fosfiti hanno generalmente reazione acida (pH 4-5) ed elevata solubilità rispetto ai Sali fosfatici.
Come agiscono i fosfiti
Nei prodotti a base di fosfito l’ingrediente attivo è principalmente lo ione fosfito. Esso viene rapidamente assorbito dalla pianta sia per via fogliare che radicale. Ha azione sistemica (cioè si muove all’interno della pianta), con mobilità sia ascendente che discendente.
Dal punto di vista nutrizionale la P2O5 espressa in etichetta ha scarso effetto pratico, a differenza dei cationi legati (potassio, calcio, rame, ferro), che invece si comportano a tutti gli effetti come elementi nutritivi.
I prodotti a base di fosfiti furono inizialmente studiati per il loro effetto contro le malattie fungine causate da Oomiceti, come Plasmopara viticola (peronospora) o Fitoftora.
Hanno in generale un effetto stimolante, poiché inducono la produzione di fitoalessine, sostanze di difesa endogene della pianta.
Possono agire da veicolanti per l’assorbimento e la traslocazione di altri elementi nutritivi.
Fosfiti e mercato
In Italia i fosfiti vengono per lo più registrati per ora ancora come fertilizzanti (fino al 2022), con il titolo in fosforo espresso per lo più in termini di P2O5.
Alcuni Centri di Sperimentazione identificano in 183 grammi per ettolitro (o 1.830 gr/Ha, considerando un impiego di soluzione di 10 ettolitri per ettaro) la dose di acido fosforoso efficace contro la peronospora della vite.
Su questa base alcuni Laboratori analizzano il contenuto di acido fosforoso dei diversi prodotti presenti sul mercato, evidenziando concentrazioni variabili tra 20 gr/100 ml e 60 g/100 ml.; in base a queste concentrazioni variano le dosi di utilizzo.
Pur non essendo un fitofarmaco, l’acido fosforoso rappresenta un residuo che può essere rilevato dalle analisi. Dunque nell’impiego è bene rispettare lo stesso intervallo di sicurezza di fitofarmaci simili, come il Fosetyl Al (40 gg su vite, melo, pero- 30 gg su fragola- 15 su orticole). Su uva il residuo massimo ammesso è fissato in 100 mg/Kg.
Purtroppo sul mercato di questo tipo di prodotti esistono molti formulati e molta confusione. Occorre fare attenzione alla purezza e alla qualità, per non correre il rischio di avere effetti fitotossici.
Per quanto riguarda i residui, esiste anche una oggettiva difficoltà nella valutazione, perché a parte i casi di abbondante utilizzo di fosfonati sulla coltura, riconoscibile per via delle elevate concentrazioni che si riscontrano all’analisi, si possono rilevare residui in quantità anche significative su molte colture che non sono non giustificati da prodotti e quantità effettivamente utilizzati.
Ciò è dovuto al fatto che la pianta produce naturalmente questa sostanze, e inoltre che avvengono normalmente trasformazioni chimiche di composti a base di fosfati che originano fosfonati.
È nostra precisa scelta quella di ridurre gradualmente la presenza di prodotti a base di fosfiti nei prossimi anni fino al 2022, quando non utilizzeremo più questa tipologia di prodotti, in accordo con le direttive nuova Legge della Comunità Europea.Lasceremo ad aziende specializzate nella difesa il compito di rendere disponibili agli utilizzatori questi formulati, concentrandoci su prodotti la cui azione biostimolante si esercita solo o soprattutto nella nutrizione delle colture e nella protezione dagli agenti abiotici, settore nel quale siamo e saremo sempre di più una azienda di assoluto riferimento sul Mercato nazionale.