La concimazione fogliare consiste nella nutrizione delle colture attraverso l’apparato fogliare, anziché attraverso l’apparato radicale.
È una pratica antica, ma solo negli anni cinquanta con la scoperta e l’utilizzo dei radioisotopi e di sistemi di analisi più efficaci si è potuto capire meglio quali fossero i meccanismi di assorbimento da parte delle foglie. Negli ultimi decenni questa tecnica è andata evolvendosi sempre più assumendo importanza sempre maggiore, e oggi è una pratica molto diffusa, e a volte quasi indispensabile, per molti agricoltori.
La sua efficacia (efficienza della nutrizione) è molto elevata, addirittura può essere superiore di 8-10 volte a quella della concimazione alla radice, anche se questo vale per alcuni elementi in particolare e per alcune fasi fenologiche definite.
L’efficacia è anche differente tra coltura e coltura.
Si può dire che questo tipo di nutrizione non può sostituire integralmente quella radicale, ma ne può esserne un completamento assai valido, soprattutto in alcune condizioni.
Condizioni favorevoli alla concimazione fogliare
Prima di tutto, quali sono le condizioni che spingono a una concimazione fogliare?
Usiamo questa tecnica quando vogliamo correggere rapidamente carenze nutrizionali derivanti da situazioni del terreno che ostacolano gli assorbimenti degli elementi nutritivi: ad esempio, un pH del terreno alcalino, o al contrario troppo acido; nel primo caso è facile che si verifichino carenze di ferro o di manganese, nel secondo di molibdeno.
Un altro caso tipico è quando il terreno blocca gli elementi nutritivi, perché contiene dosi elevate di argilla, o di carbonati, o di sostanza organica; o quando si verificano rapporti di antagonismo tra gli elementi nutritivi, e l’eccesso dell’uno blocca la disponibilità dell’elemento antagonista (es: K/Mg, K/Ca, NH4/Ca…).
È utile ricorrere alla concimazione fogliare anche quando condizioni temporanee del terreno impediscono l’assorbimento da parte delle radici: ad esempio in presenza di temperature basse (minori di 10 °) o alte (maggiori di 40°); o quando manca ossigeno nel suolo (ad esempio con terreni saturi di acqua), e si creano condizioni di asfissia radicale; o ancora quando le radici sono danneggiate da parassiti ( ad esempio nematodi) oppure da eccessi di salinità o da siccità.
La concimazione fogliare è anche molto utile e importante in tutte quelle fasi in cui si hanno picchi di richieste nutritive che la radice, pur in pena efficienza, non è in grado di soddisfare: ad esempio, le fasi che precedono e seguono la fioritura; o per aiutare la pianta a disporre dove servono degli elementi che hanno difficoltà ad essere traslocati, soprattutto in certi particolari momenti, e arrivano a fatica agli organi che ne hanno bisogno, come è il caso di Boro e Calcio.
Altra funzione riconosciuta di questo tipo di concimazione è quella di aiutare a migliorare la qualità della produzione; determinati prodotti in precisi momenti aiutano ad aumentare il grado zuccherino, ad aumentare il calibro o il peso specifico, il colore, la conservabilità, ecc.
In alcuni momenti particolari, come il post raccolta nei fruttiferi e nel vigneto, la nutrizione fogliare garantisce alla pianta un prezioso accumulo di sostanze di riserva che permettono una partenza molto migliore della fase vegetativa nella stagione successiva.
Alcuni elementi nutritivi forniti per via fogliare stimolano un migliore assorbimento di altri, o degli stessi anche per via radicale, come nel caso del potassio.
Usati per via fogliare i prodotti ad attività biostimolante aiutano la pianta a superare momenti critici dovuti a stress climatici o fasi fenologiche stressanti: ad esempio i ritorni di freddo, o al contrario le alte temperature e la siccità; questi concimi e questo tipo di utilizzo sono anche utili per favorire il miglior svolgimento delle fasi critiche di post trapianto, radicazione, allegagione, fioritura, e per inviare alla pianta stimoli a produrre difese endogene che le permettono di resistere meglio ( e con minore uso della chimica) a problemi fitosanitari incombenti o presenti.
Il meccanismo di azione dei concimi fogliari
Per capire come avviene l’assorbimento da parte della foglia occorre analizzare la sua struttura.
L’assorbimento per avere efficacia richiede prima di tutto che l’elemento nutritivo attraversi la cuticola e poi l’ epidermide superiore e lo strato di tessuto a palizzata sulla pagina superiore, oppure attraversi gli stomi e i tricomi nella pagina inferiore.
Una volta penetrato l’elemento nutritivo, avverrà la sua traslocazione attraverso il floema a tutte le altre parti della pianta che ne hanno necessità.
I passaggi stomatici, pur se numerosi, sono molto piccoli; per questa ragione anche le caratteristiche steriche degli elementi somministrati rivestono grande importanza: molecole troppo grandi difficilmente potranno beneficiare di un efficace trasporto passivo all’interno della foglia.
I meccanismi di assorbimento da parte della pianta prevedono un assorbimento attivo e un assorbimento passivo.
Perché un elemento possa venire assorbito è molto importante che possa rimanere sulla foglia senza essere dilavato per un periodo abbastanza lungo, che la superficie di contatto della goccia contenente il principio attivo copra la maggior parte possibile della superficie fogliare e che la bagnatura sia bene eseguita: per questo si impiegano co-formulanti che permettano alla goccia di coprire la maggior superficie possibile ( agenti bagnanti) e altri che impediscano un rapido dilavamento (agenti adesivanti).
Tutto questo riguarda la formulazione dei concimi fogliari.
Efficienza della nutrizione fogliare
Non tutte le colture sono ugualmente recettive alla concimazione fogliare: esiste infatti una “capacità di scambio cationico fogliare”, che è differente tra specie e specie.
Ad una maggiore capacità di scambio cationico corrisponde una maggiore efficienza nell’assorbimento di elementi nutritivi per via fogliare poiché questi vengono protetti maggiormente dal dilavamento; ad esempio i cereali come avena e frumento hanno una CSC di circa 21-23 meq/100 g di sostanza secca, il ciliegio 19, il melo 48, il pesco 53, il pomodoro arriva a 58, la vite a 66.
La velocità di assorbimento degli elementi sulla superficie fogliare dipende dall’elemento, e se per l’assorbimento del 50 %, rispetto a quanto somministrato, di potassio, azoto e magnesio si parla di alcune ore, per altri elementi sono necessari addirittura giorni: il fosforo, ad esempio, per il 50 % di assorbimento necessita da 1 a 5 giorni, il calcio 1-2, il ferro 1 giorno per il 10 % di assorbimento e poi altri 10-20 giorni per il resto; il manganese e lo zinco 1-2 giorni, lo zolfo 8, il molibdeno almeno 10…
Dunque occorre prestare bene attenzione alle piogge che seguono il trattamento, perché possono rendere vana la distribuzione.
Una volta penetrati, gli elementi nutritivi possono avere una mobilità buona o scarsa: sono molto mobili azoto, potassio, fosforo, zolfo e cloro, mentre sono poco mobili zinco, rame manganese, ferro e molibdeno.
Il boro ha un comportamento variabile in base alla specie: se nella maggior parte delle specie è poco mobile, come ad esempio nel noce, in altre, come ad esempio melo o mandorlo, ha una buona mobilità.
In generale, pur con queste variabilità, si possono enunciare alcune regole generali relative all’assorbimento nelle foglie.
Molecole piccole sono più mobili di molecole grandi (es: urea rispetto al chelato di ferro); molecole senza carica ionica sono più mobili di molecole con carica ionica, positiva o negativa (urea o chelati rispetto a magnesio++).
Tra le molecole con carica, i cationi sono più mobili degli anioni; gli ioni monovalenti più mobili dei bivalenti o di quelli con più cariche (esempio K+ rispetto a Ca++).
Fattori che determinano il risultato della concimazione fogliare
Riassumendo l’efficienza della nutrizione fogliare dipende da diversi fattori, principalmente legati alla composizione della soluzione nutritiva, alle condizioni ambientali e alle caratteristiche della foglia e della pianta.
I fattori che riguardano la soluzione nutritiva sono essenzialmente:
- pH della soluzione (pH acidi sono migliori per fosforo e zinco; pH neutri per l’urea; in generale è ottimale l’intervallo di pH compreso tra 4,5 e 6);
- dimensione e carica degli ioni o molecole che la compongono;
- ione che accompagna l’elemento nutritivo (ad esempio il fosforo è favorito dallo ione ammonio, il potassio e lo zinco dallo ione nitrico;
- presenza o meno, e il tipo, di elementi nutritivi che fungono da agenti veicolanti (urea , acidi umici, acidi fulvici, aminoacidi , chelati);
- presenza o meno di tensioattivi/bagnanti (minor tensione superficiale, maggiore assorbimento).
- qualità della bagnatura (gocce piccole determinano una buona bagnatura, e migliore assorbimento; la bagnatura della pagina inferiore, determina un maggior assorbimento attraverso gli stomi; una quantità adeguata di acqua impiegata permette di avere una corretta e uniforme bagnatura);
- concentrazione della soluzione, che è bene sia il più possibile elevata senza arrecare danno ( fitotossicità).
Poi ci sono fattori che riguardano l’ambiente, e sono:
- umidità relativa, che per favorire l’assorbimento deve essere maggiore del 70 %;
- temperatura, con il cui crescere aumenta l’assorbimento, ma solo fino alla temperatura ottimale di 20 °C;
- luminosità, considerando che a luminosità maggiore corrisponde maggiore assorbimento;
- vento, che è bene sia inferiore a 8 km/h;
- pioggia, che può dilavare e dunque ridurre l’assorbimento.
L’indicazione generale è quella di effettuare il trattamento alla mattina presto, o alla sera tardi, oppure dopo una pioggia; durante la notte infatti gli stomi si chiudono.
Sull’efficienza influiscono anche fattori che riguardano la pianta:
- età della foglia, poiché le foglie giovani assorbono più attivamente;
- fase fenologica;
- stato nutrizionale della coltura ( se in fase di carenza, l’assorbimento è maggiore, se la pianta è in carenza idrica c’è un maggiore rischio di fitotossicità );
- stato sanitario della pianta, poiché se è sana assorbe di più;
- specie, tipo di foglia, disposizione delle foglie;
- obiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere ( ad esempio arricchimento di calcio per evitare fisiopatie e difetti nei frutti).
Le caratteristiche che dovrebbe avere un buon concime fogliare sono :
- basso indice di salinità ( ad esempio il solfato potassico ha un indice di 43, il cloruro potassico di 120; il fosfato monopotassico 8, il fosfato monoammonico 29, il nitrato di calcio 65, il nitrato potassico 73, l’urea 75, il nitrato di sodio 100, il nitrato ammonico 105);
- materie prime con cui è prodotto, e che influiscono sul prodotto derivato, di buona solubilità, elevata purezza ( no biureto, ad esempio), assenza di cloro; buona compatibilità con gli agrofarmaci (rame , olii minerali, zolfo, ecc.).
Svantaggi della concimazione fogliare
In generale il costo unitario dei concimi fogliari è elevato, tuttavia le quantità che si usano sono basse, e dunque il costo ad ettaro si riduce considerevolmente.
Un altro svantaggio, in via generale, è che con questa tecnica si apportano quantità limitate di elementi nutritivi; tuttavia esse sono più che sufficienti in un determinato momento o per risolvere una carenza.
Infine c’è il rischio di fitotossicità, poiché andiamo a distribuire i prodotti su una delicata superficie fogliare, su un fiore che può essere macchiato, o su un frutticino in accrescimento che potrebbe avere un problema di rugginosità.
Per questa ragione occorre avvalersi di aziende qualificate e seguire i suggerimenti dei tecnici e delle etichette.