Nutrire le nostre passioni

Dopo aver creato per le nostre piante un ambiente adatto a una crescita ottimale, possiamo ragionevolmente pensare che chi ben comincia…è già a metà dell’opera!

Però guai a rilassarsi proprio adesso: ora bisogna invece seguire le varie fasi di sviluppo creando e sostenendo le ottimali condizioni per ognuna di esse.

Sappiamo nutrire con efficienza ?

Il nostro terreno ora è fertile, ricco di biodiversità microbica, arricchito di batteri utili e micorrize.

Le radici si sviluppano in maniera ottimale e, grazie anche alla simbiosi che abbiamo stimolato noi stessi, esplorano grandi volumi di suolo.

Esplorandolo trovano e assorbono gli elementi nutritivi necessari, continuamente rilasciati in equilibrio nella soluzione circolante dal complesso di scambio del suolo.

Gli elementi che i capillizi radicali e le micorrize trovano provengono dalla naturale dotazione del terreno, anche grazie ai lasciti delle precedenti colture “arricchenti” (le cosiddette “colture da rinnovo”), e dai concimi che noi abbiamo distribuito.

Una adeguata disponibilità di elementi nutritivi e il giusto rapporto tra loro si rileveranno fondamentali per il risultato che otterremo.

Nutrire è una tecnica in armonia con la natura; spesso parliamo di cosa è naturale e cosa no, contrapponendo la parola artificiale a naturale.

Ad esempio, ci può sembrare che distribuire concimi chimici sia una attività “artificiale”.

Non ci rendiamo però conto che, allo stesso modo, ciò che definiamo naturale in realtà spesso non lo è affatto.

Definire naturale un sentiero sterrato in mezzo ai vigneti, o un bel frutteto attorniato da boschi, è assolutamente discutibile.

Quelle piante che guardiamo ammirati non sarebbero mai state così se l’uomo agricolo non le avesse selezionate, innestate, piantate in file, difese dai parassiti, nutrite, potate, ecc.

I frutti che cogliamo non sarebbero mai stati così tanti, e così dolci e croccanti, così belli da vedere, se non fossero stati oggetto per centinaia di anni di selezioni da parte dell’uomo.

Quell’uomo, scienziato e coltivatore, che ha apportato migliorie continue grazie a ibridazione, selezione, riproduzione incrociata dei migliori esemplari, ecc.

E questo è vero anche senza dover parlare di OGM e di manipolazione genetica.

Nella realtà abbiamo selezionato, migliorato, addomesticato la natura nei suoi aspetti a noi più graditi, o necessari; e ciò che oggi noi abbiamo è il frutto di questa mirabile attività.

La natura gradisce quel che le facciamo?

Ma ad ogni azione corrisponde una reazione, e ciò è tanto più vero in natura.

La natura addomesticata e regolata talvolta reagisce, e le azioni che derivano, a volte imprevedibili, possono essere sgradevoli.

Ad esempio, un frutteto senza biodiversità, popolato da piante tutte uguali, selezionate e migliorate negli anni per dare il frutto più buono o più bello, in grande quantità, è certamente un paradiso per certi patogeni.

Essi vi trovano le condizioni ottimali per riprodursi quasi indisturbati, senza antagonisti naturali, su piante selezionate per migliorare le rese produttive e non certo per sapersi difendere meglio dalle malattie.

L’uomo, nella sua megalomane pretesa di comandare sulla natura, ha inventato sistemi di lotta chimica che sterminano i patogeni, ormoni, che modificano la fisiologia, e concimi di sintesi, che nutrono le piante. 

L’obiettivo, mirabile, è quello di sfamare l’umanità; ma le azioni, prepotenti, dell’uomo agricolo, determinano a loro volta reazioni: ad esempio i parassiti hanno modificato nel tempo la loro genetica per diventare resistenti ai principi attivi impiegati dall’uomo.

L’uso a volte indiscriminato di una certa parte della chimica ha ulteriormente debilitato le residue barriere naturali, eliminando in buona parte gli antagonisti attivi normalmente presenti in natura.

L’ambizione di ottenere risultati commercialmente migliori, come frutti più lunghi, o cascole ridotte, o, al contrario, accresciute in maniera innaturale, ha portato l’agricoltore ad impiegare ormoni di sintesi; e questi hanno sconvolto la fisiologia delle piante trattate, con esiti talvolta imprevedibili.

E’ molto migliore un approccio più naturale, che preveda l’impiego di ormoni naturalmente prodotti da altre piante, e come tali riconosciuti e gestiti dalle nostre colture.

Piante che per colpa degli ormoni di sintesi si sviluppano in maniera anomala portano il contadino ad eseguire operazioni colturali sbagliate, come eccessive potature, tagli radicali, uso di concimi non guidato dalla conoscenza dei meccanismi di assorbimento o della struttura e composizione del suolo.

Le conseguenze di un uso sbagliato dei concimi possono essere il lussureggiamento della vegetazione, o il manifestarsi di carenze nutritive per via di squilibri nei rapporti.

Per non parlare delle perdite di elementi chimici in eccesso, dannose all’ambiente e al portafoglio.

nutrire con efficienza e senza errori
un errore comune: concime granulare concentrato al piede della pianta, e ala gocciolante non usata per fertirrigare !

E allora?  ogni cosa buona diventa cattiva se male impiegata!

Si parla tanto di agricoltura di precisione, ma noi invitiamo a riflettere sul termine: la precisione non richiede solo abilità nel fare, ma anche e soprattutto conoscenza del cosa fare.

Tanto per restare nel campo della nutrizione, siamo convinti che la concimazione a rateo variabile sia un obiettivo interessante; ma potremo raggiungerlo con efficacia solo dopo aver approfondito i meccanismi della nutrizione, le esigenze reali della coltura, il comportamento del suolo, l’efficienza dei concimi distribuiti.

Altrimenti, sarebbe come cercare di scrivere un’opera letteraria senza conoscere l’alfabeto.

Tanti, troppi, sono ancora gli errori degli agricoltori nell’ambito della nutrizione, e non solo nell’applicare le tecniche più innovative, ma anche e soprattutto a partire dalle più tradizionali.

Ma niente paura: seguiteci , e con il prossimo Blog andremo a svelare cosa fare per concimare bene, in armonia con la natura, con lo scopo di ottenere piante equilibrate, sane e produttive.

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