La nutrizione dell’oliveto

Considerazioni preliminari per una buona concimazione dell’oliveto

La stima corretta dell’apporto di elementi nutritivi in un suolo agrario è di fondamentale importanza quando si punta ad ottenere una produzione soddisfacente; questo vale per ogni coltura, anche quando parliamo di olivo.

È importante iniziare dal calcolo delle asportazioni dei nutrienti dell’oliveto tenendo conto della gestione agronomica applicata e delle asportazioni dei vari organi della pianta.

L’asportazione degli elementi nutrivi, ed in particolare di azoto, fosforo, potassio e calcio, varia in funzione dell’organo di accumulo della pianta; ciò che viene asportato dai frutti non ritorna nel terreno, mentre le asportazioni dovute alla formazione di foglie e materiale vegetativo sono per massima parte restituite al terreno, in particolare se la gestione agronomica prevede la trinciatura in campo dei residui di potatura.

E’ evidente come le quantità di elementi asportati siano soprattutto funzione della produzione di frutti ottenuta, quindi l’apporto di elementi sarà proporzionale alla produzione per ettaro di olive.

La gestione agronomica. Cosa facciamo in campo?

Il sovescio è una pratica agronomica che influisce molto sulla disponibilità di elementi nutritivi e che contribuisce a mantenere in equilibrio l’oliveto dal punto di vista nutrizionale. Altra considerazione da fare è se il terreno è nudo o inerbito, specialmente in caso di leguminose.

A queste variabili dipendenti dalla gestione agronomica dell’oliveto vanno calcolate le quote di elementi nutritivi che si perdono per effetto della volatilizzazione o sono state immobilizzate (non più rese biodisponibili alla pianta) e quelle che invece vengono lisciviate.

Le analisi in campo sono importanti!!

Definite le asportazioni teoriche si deve procedere ad una analisi del terreno che ci consente di conoscere la disponibilità iniziale degli elementi nutritivi. Per identificare eventuali deficit, soprattutto di microelementi che altrimenti non sono facilmente individuabili, bisognerebbe effettuare durante l’inverno e almeno una volta l’anno, una analisi fogliare.

Tuttavia per quanto riguarda i microelementi, una volta individuata una carenza attraverso l’analisi fogliare il danno è già avvenuto; pertanto sarebbe buona norma prevenire eventuali carenze con un loro apporto, dove possibile direttamente al terreno, oppure attraverso concimazioni fogliari.

Per l’olivo il microelemento più importante che non deve assolutamente mancare è il boro che raccomandiamo di applicare attraverso apporti fogliari soprattutto nella fase che precede la fioritura e ad inizio allegagione. Al boro può essere aggiunto un biostimolante a base di alghe del genere Ascophillum nodosum che svolge un’azione sinergica ed insieme consentono di ottenere una maggior produzione di frutti.

Calcolo delle asportazioni: esempi pratici

Da quanto detto si può facilmente comprendere come possano essere diverse le variabili che intervengono e che vanno considerate per determinare il corretto quantitativo di asportazioni da parte della pianta ed ancor più complesso di conseguenza e calcolare gli apporti di elementi nutritivi.

A tal proposito esistono differenti approcci e differenti riferimenti bibliografici; nella tabella che segue vengono riportate diverse fonti bibliografiche dove i valori delle asportazioni differiscono in molti casi notevolmente fra loro. Tale differenza può essere giustificata dal fatto che si riferiscono a lavori sperimentali condotti in anni diversi, con metodologie analitiche diverse. Inoltre si riferiscono a realtà olivicole distinte per condizioni climatiche, pedologiche, agronomiche (potature e gestione del terreno), colturali (irrigazione), produttive (rese per ettaro) e per numero di piante ad ettaro.

Un approccio diverso e più moderno che tiene conto delle pratiche agronomiche oggi prevalentemente utilizzate in olivicoltura è quello elaborato recentemente dopo un lavoro durato 7 anni dall’Università di Cordoba in Spagna. Su di un oliveto con 204 piante per ettaro ed una produzione media nei 7 anni presi in considerazione di 82 q.li/ha.

Lo studio parte dal considerare la quantità di elementi minerali asportati per kg di sostanza fresca differenziando quelli asportati dai frutti e quelli invece asportati dalle foglie dal materiale di potatura, di seguito viene riportata una tabella riassuntiva dei risultati conseguiti.


(Fonte: Departamento de Agronomıa, Universidad de Cordoba)

Questi dati mostrano come gli olivi asportino piccole quantità di nutrienti e, quindi, la necessità di fertilizzazione risulta relativamente bassa, soprattutto se consideriamo che quasi la totalità degli elementi asportati con il materiale di potatura viene, generalmente, restituita al terreno nella condizione, sempre più frequente, in cui i residui vengono lasciati in campo e trinciati. Al dato di asportazione dei frutti si può aggiungere una percentuale del 15-20% dovuta alle perdite per lisciviazione, volatilizzazione e immobilizzazione degli elementi nutritivi.

Fabbisogni nutritivi stimati

Dall’elaborazione dei dati riportati possiamo quantificare che le quantità in grammi per pianta di elementi nutritivi reali da reintegrare al terreno per un oliveto adulto sono approssimativamente le seguenti:

Da quanto visto si evidenzia come sia piuttosto complesso stabilire quali siano i giusti apporti nutrizionali da restituire all’olivo in funzione delle asportazioni.

Nella valutazione degli apporti di elementi nutritivi va tenuto in considerazione che oggi si ha a disposizione una pratica che in passato non veniva presa in considerazione, che rende la concimazione molto più efficiente ed efficace: la fertirrigazione.

Se diamo un’occhiata alla tabella successiva e vediamo come vengono ripartiti i fabbisogni di azoto, fosforo e potassio nelle diverse fasi fenologiche, ci rendiamo conto di come la pianta abbia necessità di avere a disposizione gli elementi nutritivi di cui ha bisogno, gradualmente secondo curve ben definite.


(Fonte: Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio)

Come fare la concimazione in un oliveto

La concimazione granulare effettuata generalmente a fine inverno o a inizio primavera non è in grado di soddisfare le esigenze della pianta durante tutta la stagione, di conseguenza gran parte degli elementi apportati in questo modo vengono persi per lisciviazione, volatilizzazione e immobilizzazione nell’arco dei mesi, obbligandoci ad aumentare notevolmente le dosi ad ettaro per riuscire a soddisfare i fabbisogni.

Tutto ciò ovviamente va a discapito in primo luogo dell’ambiente nel quale vengono dispersi questi fertilizzanti con effetti diretti sull’ inquinamento delle falde acquifere e dei terreni e, conseguentemente, anche delle tasche dell’agricoltore che è costretto a spendere più di quanto sia realmente necessario alla coltura.

Ecco perché la Fertirrigazione rappresenta la pratica più moderna, più efficace, più in linea con i fabbisogni della coltura e, non ultimo, con il minor impatto ambientale.

Con la fertirrigazione si predilige una distribuzione frequente e graduale dei fabbisogni nutritivi, con interventi periodici (minimo 8-10 interventi a stagione), in cui siamo in grado di seguire durante tutto il ciclo colturale le necessità della coltura con il vantaggio di una bassissima dispersione e perdita di elementi nutritivi.

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